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L'arte di Maria Giovanna Vincenti trova i
suoi pilastri strutturali nel paesaggio,
nella storia e nella mitologia, che insieme
all'immaginazione, all'abilità tecnica e al
gusto cromatico dell'artista, compiono una
ricerca filosofica sul percorso esistenziale
del'uomo e offrono una testimonianza
diaristica sul sentire individuale
dell'artista, schiudendo all'osservazione
simbolica il suo mondo interiore.
La fascinazione della mitologia, proiezione
delle più profonde aspirazioni umane, e la
potenza immaginativa intrinseca allo spirito
romantico e misterioso dell'artista
M.G.Vincenti, riportano nel presente scene
suggestive dalla memoria di
un antico passato, generando un
incontro |
onirico e malinconico con la realtà, che
trascende la pure materialità e il senso
ordinario delle cose, in nome di una
superiore teleologia dell'umano. Così gli
accadimenti terreni e fenomenici acquistano
una valenza intangibile e imperscrutabile,
che può essere penetrata solo in una sfera
intimistica dell'esistenza, che sfocia nella
contemplazione poetica della natura, scrigno
dei misteri della creazione e chiave di
accesso al divino.
Nel silenzio della riflessione e sulle note
di un composto seppur struggente dialogo
interiore, MGV, s'interroga sull'essenza
delle cose e sul suo destino, in
un'atmosfera naturalistica che trova nelle
gradazioni di luce, dal giorno alla notte,
diversi momenti espressivi dei tempi
dell'anima, scanditi da una musicalità
intrinseca che attraversa forme e
colori, richiamando chi guarda nel suo
altrove immaginario.
Così i paesaggi ovali di tradizione
ottocentesca ritraggono con un naturalismo
coloristico dalla vena romantica alberi
solitari affacciati sull'acqua immota di una
rada silenziosa, su cui la luce si
addormenta sino al tramonto, quando il
bagliore lunare viene ad illuminare il
languido stormir di foglie, che narrano
d'interiorità fragili e di lamenti
inascoltati nell'imperturbabilità del vivere
sociale.
Così il borgo medievale riporta la
concezione cinquecentesca dello spazio
comunitario nel piccolo agglomerato urbano
raccolto intorno alla vita domestica e di
piazza, una forma di vita sociale più intima
e la dimensione d'uomo.
L'interiorità del singolo si affaccia alla
dimensione collettiva come un palazzo dalle
finestre ogivali sul giardino balconato al
cui centro sta la fontana che zampilla verso
la piazza della piccola città di pietra, le
cui torri merlate svettano nei chiaroscuri
aurei del tramonto, echi di storia perduta
nelle plumbee nubi del presente.
Così la trasfigurazione del reale culmina
nel mito, che coniuga l'ideale classico di
bellezza d'ispirazione rinascimentale con
l'eredità biblica, quale via di sublimazione
di una tragica mestizia umana di fronte
all'enigma terreno, in cui all'uomo è
offerto il frutto della conoscenza del mondo
e del peccato e al contempo è chiesto di
aspirare alla Luce del Cielo.
L'insolubilità nel paradosso esistenziale si
riverbera anche nella concezione della
femminilità, che oscilla tra la sensualità
mistica della Madonna raffaellita, la cui
purezza si perde nel mistero della
concezione della fede, e la bellezza
accattivante e perversa della Donna ritratta
con le chiome fluenti serpeggianti nel
vento, icona di una nuova ambiziosa Medusa.
Il viaggio interiore dell'artista MGV è
allegoria dell'uomo nel suo cammino
esistenziale, dall'antichità ad oggi. La sua
ricerca "cromatica" vuole penetrare il
mistero dell'universo, contemplando i
moti dell'anima e della natura, in un
costante dialogo tra interiorità, che porta
la terra al mare verso il cielo, in
cromatismi antichi e ambientazioni
naturalistiche appartenenti all'immaginario
mitico e trascendente di una poetessa
sentimentale della storia dell'arte.
Dott.ssa Germana Riccioli
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