Critica  

"Maria Giovanna Vincenti in questo mondo confuso e triste,
una luce serena in inno al bello e al bene.
Ha saputo ricreare quella sacra atmosfera che Serpotta ha profuso nelle sue opere,
atmosfera che Serpotta ha profuso nelle sue opere, atmosfera che
potrebbe sembrare superficiale, invece è arte vicina al divino"

                                                                                                               Dott.   Marcello Pecoraro

 

Giudizio Critico di Micaela Passalacqua (Critico d'arte)
       passamica81@yahoo.it   -   Cell.: 389 9994768
 

Maria Giovanna Vincenti emerge dal panorama artistico siciliano con la sua grande raffinatezza tecnica e con un bagaglio culturale di notevole spessore che Le permette riferimenti ad alcuni grandi maestri del passato.
In forte empatia con la genialità senza tempo di Leonardo da Vinci, nella Sua costante ricerca e applicazione nel disegno, nelle sue atmosfere "aeree" così indefinite così suggestive e cariche di malinconia per uno sguardo che si perde nel lontano orizzonte; nell'introspezione psicologica proposta per i Suoi volti che , resi con naturalistica maestria, rivelano sentimenti sempre diversi di un costante e tacito dialogo con l'osservatore.

La presenza di quest'ultimo, infatti, risulta determinante per la direzione dello sguardo del soggetto ritratto che, quasi distratto da tale presenza estranea ed esterna, gli volge lo sguardo a sua volta.
Come le luci rivelatrici di verità, provenienti da sorgenti naturali ma intrise di spiritualità nel Caravaggio, così quelle proposte dalla Nostra, guidano l'occhio del fruitore nell'angosciante oscurità per rivelare ad hoc scelte calde e vitali.
L'attenzione quasi fiamminga al dettaglio, non per semplice virtuosismo tecnico, ma per attento spirito di osservazione, porta con sè una traccia dureriana.
Inoltre, quali altre fonti di ispirazioni, sono da citare artisti di penna, quali lo scrittore e poeta statunitense Edgard Allan Poe e lo scrittore Britannico Arthur Conan Doyle. Al primo, infatti, sono riconducibili le Sue atmosfere cupe ed intrise di mistero; mentre al secondo il senso di indagine costante ed ardita.

Ricca di contaminazioni varie, dunque, ed in costante mutevole crescita risulta l'opera di Maria Giovanna Vincenti che mai per semplice provocazione, ma per un sottile gioco intellettuale, pone il  fruitore di fronte a continui interrogativi; propone un'interpretazione in parte libera ed in parte guidata da lunghe didascalie.

Perchè se le domande sono molteplici... le probabili risposte sono altrettante... .

 

Dott.ssa  Micaela Passalacqua
 

 

Critica di Marcello Castiglia (Critico d'arte)
 


L’onda sferzata dalla brezza, i ghirigori creati dalle pieghe di una veste, i riflessi che il cielo crea sulle superfici. Sono questi gli elementi che costituiscono il punto focale delle produzione di Maria Giovanna Vincenti, che dell’eclettismo ha fatto fondamentale arma nell’esplorazione di nuovi ambiti dai quali estrapolare differenti fonti d’ispirazione. L’amore per le cose antiche e le memorie perdute si traducono spontaneamente in un tocco controllato e suggestivo, ove poter percepire la tavolozza dei grandi maestri del passato. Non a caso, sparsi, fanno la loro comparsa putti serpottiani e atmosfere turneriane, in dipinti e disegni assai curati nella resa del dettaglio; se la cupezza di certi luoghi getta un alone di malinconia, bagliori guizzanti intervengono a risvegliare l’attenzione del fruitore.

Cosciente della piena immersione nella propria attività restaurativa, l’artista  sa attrarci con creazioni che all’originalità delle ambientazioni uniscono quei cromatismi in grado di conferire loro una solida presentificazione materiale, non certo esente dall’ansia di sperimentare sempre differenti e mai saturi campi d’espressione.

 

Dott. Marcello Castiglia
 

 
Critica di Germana Riccioli  (Critico d'arte)
 

 

L'arte di Maria Giovanna Vincenti trova i suoi pilastri strutturali nel paesaggio, nella storia e nella mitologia, che insieme all'immaginazione, all'abilità tecnica e al gusto cromatico dell'artista, compiono una ricerca filosofica sul percorso esistenziale del'uomo e offrono una testimonianza diaristica sul sentire individuale dell'artista, schiudendo all'osservazione simbolica il suo mondo interiore.
La fascinazione della mitologia, proiezione delle più profonde aspirazioni umane, e la potenza immaginativa intrinseca allo spirito romantico e misterioso dell'artista M.G.Vincenti, riportano nel presente scene suggestive dalla  memoria  di  un antico  passato,  generando un  incontro 

onirico e malinconico con la realtà, che trascende la pure materialità e il senso ordinario delle cose, in nome di una superiore teleologia dell'umano. Così gli accadimenti terreni e fenomenici acquistano  una valenza intangibile e imperscrutabile, che può essere penetrata solo in una sfera intimistica dell'esistenza, che sfocia nella contemplazione poetica della natura, scrigno dei misteri della creazione e chiave di accesso al divino.

Nel silenzio della riflessione e sulle note di un composto seppur struggente dialogo interiore, MGV, s'interroga sull'essenza delle cose e sul suo destino, in un'atmosfera naturalistica che trova nelle gradazioni di luce, dal giorno alla notte, diversi momenti espressivi dei tempi dell'anima, scanditi da una musicalità intrinseca che  attraversa forme e colori, richiamando chi guarda nel suo altrove immaginario.

Così i paesaggi ovali di tradizione ottocentesca ritraggono con un naturalismo coloristico dalla vena romantica alberi solitari affacciati sull'acqua immota di una rada silenziosa, su cui la luce si addormenta sino al tramonto, quando il bagliore lunare viene ad illuminare il languido stormir di foglie, che narrano d'interiorità fragili e di  lamenti inascoltati nell'imperturbabilità del vivere sociale.
Così il borgo medievale riporta la concezione cinquecentesca dello spazio comunitario nel piccolo agglomerato urbano raccolto intorno alla vita domestica e di piazza, una forma di vita sociale più intima e la dimensione d'uomo.

L'interiorità del singolo si affaccia alla dimensione collettiva come un palazzo dalle finestre ogivali sul giardino balconato al cui centro sta la fontana che zampilla verso la piazza della piccola città di pietra, le cui torri merlate svettano nei chiaroscuri aurei del tramonto, echi di storia perduta nelle plumbee nubi del presente.

Così la trasfigurazione del reale culmina nel mito, che coniuga l'ideale classico di bellezza d'ispirazione rinascimentale con l'eredità biblica, quale via di sublimazione di una tragica mestizia umana di fronte all'enigma terreno, in cui all'uomo è offerto il frutto della conoscenza del mondo e del peccato e al contempo è chiesto di aspirare alla Luce del Cielo.

L'insolubilità nel paradosso esistenziale si riverbera anche nella concezione della femminilità, che oscilla tra la sensualità mistica della Madonna raffaellita, la cui purezza si perde nel mistero della concezione della fede, e la bellezza accattivante e perversa della Donna ritratta con le chiome fluenti serpeggianti nel vento, icona di una nuova ambiziosa Medusa.

Il viaggio interiore dell'artista MGV è allegoria dell'uomo nel suo cammino esistenziale, dall'antichità ad oggi. La sua ricerca "cromatica" vuole penetrare il mistero  dell'universo, contemplando i moti dell'anima e della natura, in un costante dialogo tra interiorità, che porta la terra al mare verso il cielo, in cromatismi antichi e ambientazioni naturalistiche appartenenti all'immaginario mitico e trascendente di una poetessa sentimentale della storia dell'arte.

Dott.ssa Germana Riccioli